Per favorire la comunicazione con due suoi atleti sordomuti, la società veneziana ha organizzato un corso di 12 lezioni per i propri tesserati
La Miranese Volley supera il problema di una comunicazione altrimenti impossibile consentendo a due ragazzini di mettere le ginocchiere e di scendere in campo per realizzare il loro sogno che è semplicemente quello di giocare a pallavolo. Niente di straordinario sin qui se non fosse che la ragazzina e il bambino che si sono presentati per chiedere di giocare sono sordomuti. Farli allenare e giocare, oltre agli inevitabili e insormontabili problemi di comunicazione, avrebbe anche messo a rischio la loro incolumità. Ma la società veneziana non ha desistito dalla volontà di tenere con sè i due ragazzini e così, dopo i primi comprensibili dubbi, ha trovato la soluzione grazie anche all'interessamento di un proprio dirigente: se s'è un problema comunicativo perchè non risolverlo trovando un modo per comunicare? Ecco dunque l'idea di contattare un'insegnate della Lingua dei Segni Italiana e di organizzare 12 incontri per insegnare a compagni di squadra, allenatori e dirigenti il linguaggio dei segni grazie al quale si possono superare le barriere che separano i sordomuti dal resto del mondo.
"Appena ci siamo convinti della bontà di questa iniziativa" spiega Giovanni Zulian, vicepresidente del Miranese Volley "ci siamo subito mossi per organizzare un corso ottenendo anche il patrocinio dal Comune per questo progetto. Noi ci crediamo. Ritengo che questo sia un altro segnale per dimostrare, oltre a tutto il lavoro quotidiano che svolgiamo come associazione sportiva per i nostri ragazzi e ragazze, che ci facciamo partecipi ad abbattere quei muri che ogni giorno, per paura o ignoranza, la società cerca di innalzare verso chi è diverso".