E voi? Siete pronti a sedervi? L'intervista a Silvia Biasi, libero della Nazionale di Sitting Volley
E voi? Siete pronti a sedervi? L'intervista a Silvia Biasi, libero della Nazionale di Sitting Volley
L'atleta veneta, reduce dall'argento agli Europei di sitting volley dove ha ricevuto il premio di miglior libero della manifestazione, racconta il rapporto con il suo nuovo sport: "Come Veneto abbiamo una grande tradizione pallavolistica, è tempo di crescere anche con il sitting volley che è una disciplina splendida." 


 
Sedersi? È stato un incubo. Io venivo dal volley, nonostante la mia protesi alla mano, e quando mi hanno chiesto di provare a giocare a sitting mi sembrava tutto facile e alla mia portato. Pensavo sarò super bravissima, cosa vuoi che sia fare un bagher ed un palleggio da seduti. Invece no. Sono stata un disastro”.
 
Comincia così il racconto di Silvia Biasi, il libero della nazionale femminile di sitting volley e membro della Commissione Sitting Volley del Comitato Regionale Fipav Veneto.Dopo quella prova non pensavo neppure di continuare perché non riuscivo a giocare, perché spostarsi non usando le gambe e la coordinazione che usi da una vita è davvero difficile. In più quando colpisci la palla i glutei devono essere sempre attaccati a terra e non è sempre così automatico. L’ho provato sulla mia pelle ed è per questo che lo ripeto a chi entra in palestra da me (Volley Codognè, ndr). Bisogna darsi almeno 4 allenamenti per decidere se giocare o no a sitting. Il primo allenamento è traumatico per tutti. A prescindere che tu abbia giocato o no a pallavolo, a prescindere dalla tua condizione fisica. Corpo e mente devono abituarsi”.

Questo tempo a corpo e mente, Silvia lo ha concesso, così come ha concesso alla propria curiosità di spingerla a tornare in palestra e a sedersi ancora una volta. Le qualità di Silvia non passano inosservate ed entra a far parte della nazionale con la quale conquista due argenti agli Europei (2019 e 2021) ed il titolo di miglior libero degli Europei 2021. “Il metallo è stato lo stesso ma sono due medaglie molto differenti. Quando abbiamo conquistato il primo argento, l’obiettivo della squadra era superare il girone per riuscire ad ottenere il pass olimpico per Tokyo 2020. All’epoca sapevamo che squadre come la Russia non erano alla nostra portata ma era già qualificata per cui c’era qualche chance in più. Mi ricordo bene cosa abbiamo provato dopo aver battuto l’Ucraina e conquistato il pass per Tokyo, dopo abbiamo giocato leggere, divertendoci ed è arrivato un argento inaspettato. Questo secondo argento, invece, è colorato anche di rimpianto. Eravamo partite puntando all’oro, è una medaglia che è alla nostra portata per cui si, c’è ancora un po’ di amarezza che neanche il premio come miglior libero mette a tacere. Quello è stato solo un "brava Silvia". Un premio al tanto lavoro che ho svolto prima di arrivare a Tokyo, dividendomi tra palestra e lavoro”.

Tokyo non è stata solo la città della prima Olimpiade di Silvia. Per lei e per le sue compagne, questa prima partecipazione del movimento italiano del sitting volley doveva rappresentare un punto di svolta per la disciplina. “Avremmo voluto andare oltre il sesto posto con cui abbiamo chiuso le Paralimpiadi. Volevamo far bene per far innamorare le persone del nostro sport. Eravamo davvero orgogliose di rappresentare la nostra Nazione per la prima volta al Torneo Olimpico ed il nostro obiettivo più grande era far conoscere il nostro sport”.

Le idee di Silvia anche su questo sono chiarissime. “Dobbiamo portare gente in palestra. Sono fortemente convinta che le persone con disabilità abbiano ancora qualche freno nell’avvicinarsi all’attività sportiva in genere. Dobbiamo superare questo ostacolo. Come Veneto abbiamo una grande tradizione pallavolistica, squadre in Serie A e tanti tesserati, è tempo di crescere anche con il sitting volley. Ci sono ancora poche società che si cimentano, che si bloccano al pensiero che non sarà un percorso facile. A loro dico di provare, di chiamare gente in palestra e di far provare questa disciplina che vi assicuro è splendida. È uno sport più dinamico di quello che si possa pensare, bisogna solo capire come si fa, aggiustare qualcosa di tecnica, e le partite in poco tempo diverranno avvincenti, il gioco si farà veloce, i punti combattuti”. E voi? Siete pronti a sedervi?
 

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